domenica 1 marzo 2009

UNA VOLTA PENSAVO CHE PENSARE FOSSE UN LAVORO CH'ERA MEGLIO SVOLGESSERO GLI ALTRI


Questa ce l'hanno scattata quando io, Sara e Camillo siamo stati nominati come candidati per il premio Mcarthur per geni.Questa è di quando David Foster Wallace è venuto a casa mia a stare per qualche giorno, in seguito ad una lite col suo cervello. Quella sera l'ho fatto ubriacare di brutto. Il giorno dopo non riusciva manco a tenere la racchetta in mano.Qui c'è Enzo, dopo aver visto la cassetta di Samara. Sono passati sette giorni... aspettavamo... lei non è andata a farlo morire di infarto perchè... Enzo sta sulle palle pure ai mostri del cinema giapponese, nonostante sia un fan accanito dei film Kaiju. Il suo preferito e Biollante... o era Gamera?! Boh, non ricordo.Questa me l'hanno fatta dopo che mi scartarono al provino per diventare i ballerini del video dell'una volta negro Michael Jackson "Thriller" .
Ubriaco, deluso, in questa foto faccio mostro ai miei amici com'era la coreografia... e sembro anche un po' la presa per il culo di Harvey Keitel cattivo tenente, la scena dove si ubriaca, piangendo con le puttane strafatte di crack.


Dopo la batosta presa ai provini, la parentesi alcolica con Foster Wallace e da solo, il premio Mcarthur sul quale ho vomitato, le liti coi miei genitori, le percosse aggravate ai medesimi, la disintassicazione, la riabilitazione in comunità, sono andato a cena con Sai Baba e Krishnamurti, non mi sono ubriacato.
Per premio mi hanno fatto vedere la luce.
Qui mi si vede entrare nel regno dei cieli.
Dovevo fare una pisciatina veloce.
Futile dire che mi hanno cacciato anche da lì.


ORA QUESTO CAZZO TI POST PUO' ANCHE PARTIRE, NO?!
ECCO.
PARTE.
ORA.


Ieri sera stavo davvero di merda, ho detto a Frank che non sarei uscito.
Era una scusa, avevo bisogno di stare da solo.
Vado da Zé Filì. Oltre ad accogliermi come il millantatore ciarlatano che è, Filì ribadisce per l'ennesima volta che è tuttapposto. “Filì”, gli ho detto, “dentro sono morto ma ho 25 anni; almeno con me, cambia repertorio”. L'ospitalità nel suo dna, furtto di anni e anni a lavorare le terre in campagna, ha vinto sul savoir fare... replicando il concetto assoluto di tuttappostismo individuale e collettiva.
“Va be'”, gli dico disperato, “se è tutto apposto perché ti ostini a parlarmi di psicofarmaci e lavoro duro?”. Capisce che niente è apposto, va via. Mi siedo.
“Brutto pezzo di merda testa di cazzo fottuto figlio di puttana verme sgorbio madaffacca”.
Frank, col suo dodicesimo senso da detective ispettore immortale, non ci ha creduto alla mia balla; è venuto, è qui dietro di me, mi sta puntando la pistola, o qualcosa di metallico, freddo, dietro alla nuca. “Cazzo, fai, sei un fottuto finocchio di merda? Vuoi cercare te stesso venendo in questa fottuta bettola del cazzo a pappare da solo?”.
Gli dico che ho le mie cose.
Ho il ciclo.
Si siede, mi chiede scusa, non ci sa fare con le donne, ovviamente dopo avermi mandato 'affanculo una volta sola.
Gli chiedo come stiano i suoi personaggi. “Be'”, dice guardandosi intorno, per paura di essere spiato da fottuti manicai, roba così, “Marv, dopo l'ultima esecuzione, non sta bene, Quel Bastardo Giallo già sai che cazzo di fine fottuta ha fatto”.
Tutti ci stanno guardando; imbarazzo.
Sono il re della volgarità ma... chiedo a Frank: “'codio, io sono volgare ma tu che bisogno hai di dire sempre tutte quelle parolacce?”.
Risponde che non sa di che cazzofanculo sto spiccicando.
Secondo me lo fa per dar un tono di marcio ai suoi personaggi.
“Frank, sei esperto in antieroi; perché non tratti mai di eroi tradizionali”. Tira fuori la pistola, la punta sul piatto. “Perché sono più fottutamente interessanti i disperati. Che cazzo ci fai con un eroe vecchio stile? I càuboi sono morti”. Lo psicopatico spara alla bistecca che ci ha portato Filippo, dopo averci assicurato che era tutto in ordine, niente apposto, dopo che aveva affermato che era tutto a posto.
“Ma che fai, sei impazzito?”.
“Quella fottuta bistecca era ancora viva, voleva uccidermi”.
“Non sei un po' paranoico?”.
“Sono un Fottuto – Cazzo – Di. - Paranoico”.
“Così, a rate, ci parlano le donne negre, nell'immaginario collettivo. Per ottenere un miglior risultato dovresti poggiare le mani lungo i fianchi, come se stessi aspettando lo svelare del segreto dei segreti. Dovresti farmi un corso accelerato di fumettologia”.
“Prima devi imparare a dire le parolacce come cazzo si deve”.
Faccio l'analisi logica e grammaticale dell'opera di Frank. La mia vita cambia. Personaggi duri, scontrosi, falliti, alcolizzati, derelitti; difficilmente qualcuno dice le parolacce. È stato come in texas chainsaw massacre, tutti sono convinti che, quando Leatherface infila la schiena della ragazza sul gancio, la penetrazione si vede. Non si vede, carpenteriano orrore suggerito, dove nulla viene mostrato ma le sensazioni/reazioni degli spettatori sono le stesse che avrebbero avuto se effettivamente avessero visto la scena in diretta.
“I tuoi fumetti non dicono parolacce, sei TU che le dici, la carta si impregna dell'anima...”.
“Delle mie fottute cazzo paro...”, mentre stava finendo la frase s'è dovuto gettare per terra, un sospetto lo stava guardando con dei fottuti occhi sospetti, a sentire Franco Millerini, ribattezzato italianamente per l'occasione. Pensavo fosse un mio neologismo, italianamente esiste (ndr. Pdlric.).
Guardo fuori dalla finestra.
Non c'è una finestra.
Me la disegna Frank.
Gli chiedo dove abbia imparato a disegnare. Dice che è stata la fottuta strada. Non capisco: di solito chi viene da quel tipo di cultura è negro, gioca a basket, parla in rima e spara a chi vende più dischi (in rima) di lui.
“Non è come cazzo dici tu, quella suburra di merda ha i giorni contati”.
“Chi stai minacciando?”.
“Nessuno, è che ci ho messo la mano, poi l'ho levata prima che qualche stronzo me la facesse saltare per la cazzoaria”.
“Da grande voglio essere come te”.
“Cazzo no, studia , diventa avvocato e...”.
“Quando ti blocchi vuol dire che non sai che dire... un duro come te non può MAI rimanere senza parole”.
Frank piange, per enfatizzare la cosa pittura il muro dietro di me, con le cervella di un cameriere sospetto. Indossava le cuffie, aveva l'aria scazzata, proveniva da un altro film, a quanto pare penso fosse Fight Club. Lo ha ucciso in quanto Frank non sopporta quel frocione di Chuck.
Dico che una volta baciavo dove passava Palahniuk.
“Sei un fottuto finocchio pervertito”.
“Piano con gli insulti, a stare con te mi sto imburberendo” .
“Imburbe che?”.
“Degli insulti non me n'è mai fregato un cazzo, ma a stare con te sto diventando un cazzo di beone manesco”.
“Bravo, è così che mi piaci”.
“Cazzo, allora sei tu il fottuto finocchio”.
“Modera i termini di fronte ai bambini”.
“In sala il più giovane ha 76 anni”.
“Ho sempre sognato di usare questa frase da film di serie B da italia uno alle otto e mezza negli anni novanta. Mi piaceva il suono della frase; non mi sono potuto trattenere”.
“Frank, sulla carta fai paura. Nella realtà sei un po' noioso”.
“Questa è SPARTAAAA”.
“Se non lo dice Gerard la pelle d'oca non mi viene; non ora almeno”.
“Robocop; ti piaceva robocop? Vivo o morto donerai gli organi a me. Me lo sono inventato io”.
“Parli mai di qualcosa che non siano gangster falliti?”.
“La fica”.
“Da quando sono venuto qui con Ron Hubbard ho smesso di pensare alla sessualità in generale”.
“Dove sei andato con Ron fotticulidibambini Hubbard?”.
“La settimana scorsa era seduto dove sei seduto tu”.
Urla un NOO infinito, tipo quello di quando Kevin Costner si gettava per beccarsi la pallottola indirizzata alla negra che cantava le canzoni tipo quella che faceva ennnaaaaa iaaaaaaaa ui lol ueis la vi iu uuuu e tutta la gente in sala piangeva e io volevo i pop corn o il pop corn, a scuola quando spiegavano gli articoli determinativi pensavo a guardare il culo di quella che mi stava davanti, pensando che al posto di pezzi di merda e tarzanelli cagasse ovetti kinder, una così bella, raffinata, non poteva essere una sudiciona come noi.
Ho fatto una ricerca su internet; Frank si è dissolto perché, una volta, faceva parte di Scientology, poi s'è pentito, se n'è andato, ma Ron Hubbard gli aveva già infilato una sentinella marziana nel culo e quella, quando capita in un campo di livelli teta alti, è fottuta, distruggendo per giunta l'organismo dell'ospite.
Non molti sanno che l'ospite è quello che mette la casa, non lo stronzo che va a trovare quello che ci ha messo la casa, me l'ha detto un libro di auard zefilì lovercraft cose buone dal mondo.
Così sono andato via o, per meglio dire, sono fottutamente scappato.
Una volta, in montagna, un vecchio mi fermò.
Mi fermai, mi sentivo solo, avevo bisogno di compagnia. Capii subito che il vecchio mi metteva tristezza, gli raccontai la storia che nessuno ha mai capito che Orson racconta ne “La signora Shangai”, lui s'è depresso, ha preso il fucile, ha premuto il grilletto vaginale, il fucile ha fatto cilecca, troppo stress, ansia da prestazione, prestare senza veder tornare indietro la merce prestata, siamo pazza merce tra le stelle, non significa un cazzo di niente, ma se hai un titolo di studi appeso sulla parete del caminetto diventa tutta un'altra storia, potrebbe diventare cappuccetto rosso nella valle delle bianchenevi, fantastica storia lesbo che piace a tutti gli amanti del pelo di fica non depilato anni settanta, quello con il quale Jess Franco, regista inutile, anche dietro sua stessa ammissione (e io c'ero a Livorno al Joe d'amato horror festival, con quel megalomane di Paolo Ruffini che faceva le facce che poi ripropose nel pietoso natale a Miami, quindi non me lo sto inventando, l'ho sentito con le mie orecchie) è diventato famoso.
Prima di suicidarsi il vecchio disse “sono un povero vecchio...” non finì la frase perché gli stavo staccando la spina del macchinario che lo teneva in vita; i vecchi non sono mai poveri, prendono delle belle pensioni, sopratutto qui in Italia, mi nonna prende un sacco di soldi, pensate che la settimana scorsa m'ha invitato a pranzo è s'è potuta permettere di metter una goccia di olio sopra al pane con le cipolle, gli voglio tanto bene alla nonna perché l'affetto si misura in denaro, dimmi quanto costi ti dirò chi sei, solo che per sapere quanto costi sul mercato, prima devi farti rapire, aspettare quando i rapitori decideranno il riscatto, quello è il nostro valore, Foierfioridibak sosteneva che siamo ciò che mangiamo, mi sono guardato allo specchio, non ho visto una bottiglia di birra, solo uno stronzo di razza caucasica alto un metro e settantasei, scarpe quarantasei che quando mi metto quelle eleganti sembro un clown del circo soliti ignoti, quello che quando ci vai, prima di sederti, ti danno la mascherina nera per anonimizzarti e trasmigrare come un santone.
Vado a farmi una sega col dvd di Mary Poppina; BASTA UN PO – CO – DI – ZU – CCHERO – E – IL – DIA – BE – TE – VA – SU – DIA – BE -TE -VA -SU – ALL'IN – FER – NO- VAI - TU

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