lunedì 25 giugno 2012

BREVI INTERVISTE A ITALIANI PIETOSI

Sto leggendo “Brevi interviste con uomini schifosi” (d’ora in poi B.I.A.U.S) di David Foster Wallace (D.F.W.), raccolta di ipotetiche interviste-saggi-brainstorming particolari, davvero molto, molto particolari.



Oggi scriverò le “mie” di brevi interviste, con lo scopo di rispolverare una tecnica di scrittura che usavo spesso per dare voce alle voci nella mia testa, devo dire con effetti…



Fate voi.

Come se poteste.



Fidati di te stesso, non accettare caramelle dal tuo sé, potrebbe essere droga sconosciuta datati da uno sconosciuto.



La droga fa male, non fa bene, lo dice anche il Papa.



Una caramella corretta sbagliata potrebbe costarti intere zone del cervello, sì, magari ti si brucerebbero aree inutilizzate, potresti dire cazzo me ne frega, ne avanza altro, però, tieni conto, tienici in conto che la mamma s’arrabbierebbe di brutto, e tu per il dispiacere arriveresti a fare cose inimmaginabili - vedi “Tesserarsi a circoli ricreativi per giovani cristiani” o “Dedicarsi a un hobby(t) - senza aver mai neanche visitato la Terra di Mezzo - anziché dedicarti a costruttivi passatempi”.



Per tener fede al testo di riferimento - “B.I.A.U.S” di D.F.W., pubblicato da E. divulgato dal quel P.D.D.P – le Domande dell’intervistatore verranno identificate con la lettera “D.” - parlare di “acronimo” sarebbe come inveire contro Geronimo fautore del Deuteronomio - e non verranno mai svelate, mai, per nessun motivo al mondo, neanche se gli americani s’inventassero un ipotetica invasione aliena come scusa per gettare il pianeta terra nel terrore, dichiarando lo stato di emergenza internazionale, unire tutti i popoli sotto un unico governo e instaurare la tanto ambita Dittatura Mondiale (vedi “Fottuti da E.T. e dai parenti di Spielberg).



Sarà una serie di risposte a domande che non vedrete.

Un po’ come succede nella testa di miliardi di individui che vivono rispondendo a nessuna domanda.



1) INTERVISTA AL SIG. L.P. OPERATORE DI CALL CENTER.



D.

R: - Be’, sì, insomma, dài, non posso dire e non possono loro dire che non ho prodotto, cioè, i conti tornano, rientrano nel budget, insomma che ce ne importa, lo faccio sempre io, batto sempre io, IO il record settimanale, mica quel perdente liggiù della scrivania 6, e mo, per una volta che non riesco a raggiungere l’obbiettivo mi ti viene a rompere i coglioni con “eh, perchéééé…” con quelle E aperte milanesi di merda ehhhh l’azienda, i sogni, la produzione, i sogni di produzione, tutte quelle parole vuote là, il marketing manager il bilancio della vita manager oh, ohhh, ma cazzo vuole, cioè, vinco sempre io l’obbiettivo raggiungendo l’obbiettivo poi una volta che non lo raggiungo mi raggiunge le palle e ci balla sopra…?



D.

R: - Sei d’accordo con loro? L’intervista è una fuffa per capire se baro e vi imbroglio? Lei assomiglia al direttore… non è che è suo fratello? In quel caso, le va un caffè? La macchinetta lo fa meglio del bar, sì… cioè… non è proprio il bar che fa il caffè, è la macchinetta mossa, azionata dall’extracomunitario che ci sta dietro… lo vuole? Lei è un tipo dinamico, quindi un uomo da ginseng, vero? Dicono faccia bene a… no?



D.

R: - Vero, è lei fa le domande, io sono solo l’umile callcenterista che le risponde… eppure ha una faccia conosciuta. Ma lei è dei sindacat… vabbè, scusi.



D.

R: - Dice che ho un “problema d’autostima”, così lo chiamano, problema-d’-auto-stima, significa che non credi in te stesso. A casa mia non credono manco in dio. Ti insegnano a credere in dio prima a scuola e al catechismo, poi al lavoro - solo che lo chiamano “azienda”, “obbiettivo”, “guadagno”; forse sono politeisti - però se non te lo insegnano a casa (a credere in dio, cioè), non lo impari, non lo imparerai mai, e se non impari a credere in dio, perché dovresti credere in te stesso? Non sarebbe come passare un gradino sopra a dio? Cioè, no, dico, non credi in dio e credi in te stesso? Sì, la pianto con le domande, anzi, poi, chi mai se l’è fatte tutte ‘ste domande, lavoro da quando ho 15 anni, il tempo è denaro, le domande sono interrogativi e gli interrogatori li lasciamo alla polizia giudiziaria.



D.

R: - No, macché. Dicevano che non ero portato. Io volevo fare l’artistico, mamma diceva dopo cosa fai, dipingi i cessi dei presidenti e degli avvocati? Io il talento per i disegni e dipinti ce l’avevo. Sempre preso ottimo in artistica. Ci dava da disegnare seguendo gli impressionisti? OTTIMO. Ci dava da disegnare lo stile cubista? OTTIMO. Per compito in classe dava da disegnare come l’astrattismo? OTTIMO… vabbè, quella volta l’hanno preso tutti un bel voto, bastava tracciare linee a cazzo, tanto andava sempre bene, “è astratto”, dicevamo, e la professoressa si beveva il caffè senza mai ridere. Ci dava da disegnare come i futuristi? OTTIMO. Ci dava da fare la verifica con le risposte aperte sul dadaismo? Li non sapevo un cazzo, forse è vero, non ero portato…



D.

R: - Mai fatto uso, a parte tutti i venerdì, sabato, e domenica pomeriggio a casa di zio Tarcisio. Influiscono. Influiscono sulle prestazioni. Direi assolutamente positivamente.



D.

R: - Effetti collaterali. Chi c’ha tempo per pensarci?! Il mese scorso ho preso 800,00€, OT-TO-CEN-TOH. Io direi che hanno Effetti Ricreativi, con ottocento euro sono riuscito ad andare in discoteca. Ti rendi… si rende conto? A ballare una volta in 3 mesi è un record.



D.

R: - Mettere su famiglia… cioè… no… forse non ho capito la domanda. Posso… sì, insomma, dire la mia, tipo ruota libera? Bene… da dove comincio… ah. Io non penso che sia proprio obbligatorio, che ti prendi una per mano, ti dai i bacini, ci ciuli un paio di mesi, ti sveni, mangi pane e cipolla altri sei mesi, entri dall’orafo, poi vai a casa o al ristorante (minimo altri 200€), le dai l’anello, vai nella casa di uno che non credi – come non credi in te stesso – e di fronte a questa persona che ti dicono esiste però non l’hai mai visto – anche se c’è da dire che spesso ne ho subito le ire durante la mia vita – e fai una promessa che dura finché morte non ti separa dall’altro, poi ci devi fare minimo N°1 bambini – minimo – e poi devi andare tutti i sabati a riempirti il carrello di cagate alla Coop, e più ti girano i coglioni più quello nel fagotto piange, tua moglie fa altrettanto, e tu inizi a sperare che la morte vi separi senza il non – intendo il “non” di “morte non vi separi”.



D.

R: - Provo a dirla meglio. All’età mia, da scopare c’è n’è ancora tanto. In teoria. IN TEORIA. Sì, se metti la pancia e quelle menate là non te la fanno annusare manco ai test allergenici per i pollini… sì, nel senso, quell’odore di – si può dire? – di Fica se sei un cesso non lo senti manco col cannocchiale, cioè, no, non è che con gli occhi senti (a distanza) un profumo che spetta al naso… capito?



D.

R: - Vacanze? E chi c’ha tempo? L’obbiettivo mensile non dorme mai.



2) INTERVISTA ALLA SIG.RA P.A. BAR[R]ISTA



D. (dopo una D. non tanto pertinente/utile alla continuazione dell’intervista).

R: - Me lo dicono tutti, grazie.



D.

R: - Ho cominciato nel settore barrista proprio all’inizio della mia “carriera” se si può dire che è una carriera quando lavori fuori della televisione del Presidente.



D.

R: - Eccerto che ho votato per lui, i comunisti sanno solo promotere l’odio, lui invece è per l’amore per la libertà. Loro non sanno cos’è la libertà, Lui ce la fa vedere ogni giorno su 3 canali televisivi non stop ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni su sette di tutta la settimana senza mai un giorno di vacanza.



D.

R: - De-mo-cra-zia. L’avevo studiato, quando andavo tra i banchi di scuola. Democrazia. Dem- Demos- Demoni… e poi crazia era… porn…ocrazia… no, ahaha, non centra, è impossibile “demoni che girano film porno”, però quello di Siffredi, lì, il film artistico della regista artista francese non l’ho mica capito, “Pornocrazia” si intitolava, sul Digitale Terrestre, l’ho visto tutte 14 le volte che l’hanno trasmesso fatto vedere sul Digitale Terrestre, ore 22:30, Canale non mi ricordo (mica sono una cima con la memoria).



D.

R: - Io penso che i valori della famiglia… no, aspetta un attimo. I valori che io penso giusti sono quelli… be’, sì… quelli giusti. Quelli di tutti quelli che lavorano, delle genti oneste, le persone che pagano le tasse che sono per la libertà di stampa, non i comunisti senza dio con l’odio sempre a promuoverlo con le bombolette sui muri imbrattati di rosso, coi gazebi al centro tutti i sabati e la magistratura rossa – pure se vestono a tipo funerale di nero - , la magistratura rossa lo sta sempre a condannare per ogni volta che mette il naso fuori Arcore per andare a fare il bene e l’amore tipo la volta coi terremotati aquilini.



D.

R: - No, forse non sono stata spiegata. Andava a portare l’amore. Ma di che, ma de che? Quella è una storia del conplotto comunista, il bunga bunga, che si e scop… che ha avuto violenze carnali con la minorenne che ce l’hanno messa lì apposta come agente in copertura che faceva finta per poi dire ai giornali che Silvio me l’ha messo a pagamento per sputtanarlo all’opinione pubblica della gente che lavora, la gente dei valori che dicevo alla domanda prima (se sì ricorda… penso lei di memoria sarà forse un po’ più dotato di quella qua, io, che alla fine sono solo una barrista in un bar manco al centro, capirai).



D.

R: - Il mio motto...? MOTTA! Sì, la Motta degli chalet quand’ero bambina. Alcuni pure adesso. Boh, non lo so, sono pure allergica ai latticini, gelati non ne posso mangiare, fanno ingrassare, contengono grassi poli… polivalenti, quelli del colesterolo cattivo, quello della ciccia sulle cosce e sui fianchi, obesità a pera, sì, insomma che però non ce l’ha quello della pubblicità della Marcuzzi, lei ne mangia almeno 6 al giorno ed è sempre in forma, anche se ha partorito, invece di mettere su peso è dimagrita, ahahah, il contrario che succede alle donne “non di spettacolo”, perché quelli hanno tutto un mondo loro, pare fatto al contrario, cioè, mia cugina ha fatto un figlio e un figlio vuol dire mettere su almeno 10 almeno almeno 10 chili, mentre Alessia li ha persi dopo averlo partorito, il figlio. Quelli c’hanno i treiner personali, ti dicono “mangia questo, questo sì, quest’altro no” tipo appunto i gelati Motta e tutti i cibi che fanno metter su massa grassa malvagia.



D.

R: - L’attività fisica è molto importante, lo faccio tutti i giorni…



D.

R: - Ahhh. Ahahaha, mi scusi, è l’agitazione da prestazione. La ginnastica aerobica intendeva. Sì, faccio pilates quando esco dal lettino solare, tre volte a settimana. Ci vuole essere sempre in ordine in forma, sennò i maschi manco ti guardano, già che non sei nelle reti televisive sono 1000 punti persi, se sei pure grassa due, tre chili oltre il limite del peso corporeo stabilito non ti dico, rimani zitella a 24 anni, mica no.



D.

R: - Programmi per il futuro? Martedì fanno le eliminatorie sia di “Amici” che di “Grande fratello”, poi mi sembra venerdì…



D.

R: - Ahhh i programmi MIEI. L’ho detto. Se ci avevo un programma mio mica stavo a fare i cappuc… ah, no. L’ho detto, come a scuola, è l’ansia da penetrazione. I programmi di cosa vogliio fare nel mio futuro. Sì. Non ci ho ancora pensato al futuro. L’ho visto sere fa, canale non ricordo, ma poi mi sono annoiata, era un film vecchio di almeno cent’anni, c’era quell’attore che poi è morto tremando qualche anno fa – veramente non mi ricordo se è morto o se c’aveva solo il parchinson – che faceva le corse con le automobili volanti, tornava indietro nel tempo poi però sua madre si innamora di lui e lui non ci può fare niente – anche se si vede che una tampinata gliela darebbe, legami parentali o no – e deve salvare il suo futuro e io non ho capito perché si chiamava “Ritorno al futuro” se lui ritorna nel passato anche se non lo aveva vissuto lui ma il padre che l’aveva fatto…



D.

R: - Lo psichiatra? Io? Sì, una volta mi ci hanno mandata, dallo psicologo. Sono durata 3 sedute perché il rapporto con lo psicologo s’è fatto subito intimo, poi zone intime, dove lui cominciò a mettermici le mani già alla seconda seduta. Disse che non se la sentiva di avermi come paziente perché con me ci aveva qualcosa in più da condividere - e se me l’ha condiviso – così poi mi ha sbolognata a un suo collega – che è andata più o meno com’è andata come lui. Questi psicologi pensano solo a quello… e pretendono di curare la testa delle persone malate? Nei film che ho visto i matti, i malati nella testa pensano a distruggere, correre con le auto dove non si può tipo marciapiedi e centri commerciali, mica stanno sempre solo sempre a pensare a quello fisso, dalla mattina alla sera, “Eddai, solo una mano qui, una toccata veloce”. Oh. OHHHH, mica siamo più all’asilo, mica possiamo “giocare al dottore”, tu sei un dottore vero, mica puoi metterti a giocarci. Fallo, fallo e basta il dottore, però sul serio, che se sei psicologo mica mi puoi fare il lavoro del ginecologo senza nemmanco i guanti, e che cazzo – scusi se mi sono permessa… è che lei è molto carino… non è che per caso fa l’avvocato?



D. (esasperata, detta con un filo di voce, come se l’intervistatore sia sul punto di spirare sul posto).

R: - Io non ci ho capito niente? È lei, lei non ci ha capito niente. Mi fa delle domande sceme che io le do la cortesia di rispondere correttamente bene e lei mi si mette a fare le avàns che potrei pure denunciarla per “scusa di intervista per trombare” che è una cosa subnola, cioè, che con la scusa “ti faccio un paio di domande” prima mi fai un paio di palle tante poi cerchi pure di rimediarci qualche ravanata là.



D. (che dovrebbe essere riportata, in quanto, più che domanda è una richiesta d’aiuto rivolta a divinità del pantheon greco, formulata dall’intervistatore in stato semi confusionale, mentre cerca di far capire all’intervistata che tutto il malinteso è stato architettato dall’intelligenza più o meno – più meno di meno – inferiore dell’intervistata).

R: -Tanto lo sapevo, i maschi sono tutti uguali. Pensano solo al pallone, alla motocicletta e alla verga, come il poeta dei Malasfoglia, del “Il Mastro Don Mazzi”, lì, l’han fatto studiare obbligatorio alle medie, manco questa mi ricordo, cazzo ne so io, scombustolata, che per una volta ci credo che uno si interessa veramente per davvero a me poi mi si mette a fare le domande sempre più personali, sempre più intime, poi dalle intime passa direttamente all’intimo senza passare per una cena, che so, un invito galante al cinema del multisala… niente più romanticismo. Ecco. Voi maschi siete tutti… come si dice? Voi uomini siete cazzo-centrici.





3) INTERVISTA AL SIG./SIG.ra (?) E.C. , TRANSESSUALE ESERCITANTE LA PROFESSIONE DEL TRANS.



D.

R: - Moltu fàscile. Nun scè lternativa per uscire vinscenti – e vivi - dalle favelas: o sai sgiocare di gambe u sai sgiocare di cassu e io sciavevo li gambe corte ma u cassu perfettu per fare la mia attività a tutto campo.



D.

R: - No, niente uperação completa. Sì, vorrei diventare tutta donna donna solo che sensa mazza lavoru minga. L’uomo italiano macho è storia sorpação, anche al macho piace u casso prenderlo di dietro, più che metterlo, risceverlu più che darlu, spacchettarsi più che spacchettau, nun so se mi capisci.



D.

R: - Ah, anche tu. Allora rimandiamola, no, l’intervista a dopu?



D.(un pelo imbarazzato visto che il registratore è acceso).

R: - Ok.



D.

R: - In Italia c’è molto promiscuità, solu che non ci sta le palle per ammetterlo, a tutti, non solo alle donne piasce u cassu, è un datu di fattu. Anche quello alto, grosso, muscoloso, che fa il buttafuori piasce buttarselu dentru, senza distinção, però se poi gli chiedi, ti disce che i trans fanno schifo, andrebbero brusciati tutti, come è successu settimana scorsa a Kaoma, l’amica mia. L’hanno presa quelli del giro politico, le hanno sfundatu u massu pu l’hannu brusciata nel fossu.



D.

R: - E non pubblicarla, sai cassu che me ne frega.



D.

R: - Tu disceva, perché venuti qui in Italia? Perché a nessun paese piasce pesce più del Belpaesgi. T’ho sgià dettu: “tutti per uno, unu per tutti, tutti in uno, unu dentru tutti” è u voshtru motto. Io ho sgirão u mundu. A nessunu piace u cassu come a l’italiani qui da voi.



D.

R: - Non mi importa. Passanu cul muturinu, shputacchinadu, ti urlano “Frocio di merda puttana”, poi quando scendunu dal moturinu tornano di nascosto pagandu tutti e due, autishta e passesgeru du muturinu. Fanno bella figura cun amisci, mi dicono offese, poi quandu che nessunu li vede vengono da me che gli vengo in fascia.



D.

R: - C’è troppu discriminação, troppa come si disci, ipocrisia, ma non è problema. Sono arrivata 4 mesi fa. Ora che ho guadagnato per villa cun piscina, limousine e autishti privatu possu turnare a casa a Rio. Poi quando finisce tuttu il danau torno un altro paio di settimane, intasco i miei bei 500’000 e sci si rivede tra 5, 6 anni, se prima non muoio brusciada come Kaoma dentru o fossu, sensa più cassu.



D.

R: - Perfettu. Tieni mio biliettu da visita. Sci vediamo alle 5, abitu in via de Gasper… (AUDIO DISTURBATO - CONTENUTO INDECIFRABILE).





4) INTERVISTA AL SIG. A.M. MANAGER RAMPANTE (DIRETTORE DI CALL CENTER [vedi intervista n°1])



D.

R: - Be’, ssì, inssomma, devi esserci tagliato e devi essere un vincente, o ci nasci già da piccolino oppure niente, nada, Sì, gli diciamo a ‘sti giovani qui di fare i corsi per l’autostima, le tecniche di PNL e quelle menati lì, li mandiamo dal Re, the King, [Roberto Re, N.d.R.], mio carissimo amico di una vita, compagno vincente di vittorie e trionfi fuori, dentro la trincea, nel campo di battaglia, sì, insssomma sempre in prima linea con risultati sbalorditivi, soddisfacenti, se ci metti dentro che noi quando ci mettiamo siamo squali, cioè, io, lui, quando ti prendiamo ti agganciamo e non ci stacchiamo più, siamo una morsa, siamo un team, lavoriamo soli, in coppia, assembliamo vere task force stile C.S.I. Miami e alla fine, sì, insomma, ce l’aggiudichiamo, ogni battaglia persa è una morte, le morti sommate determinano il fallimento, hai perso, sei zero, hai finito, sei out, via, tagliato fuori dai giochi, per sempre, se perdi la reputazione è finita, basta uno, ne basta uno, uno sbaglio, uno sgarro e Taaac, come Benetti lì, primo, PRIMO in classifica tre mesi, tre mesi di fila diopò’, una, una che ne ha sbagliata uè, né, tè, il pirletto lì, una, UNA che ne sbagli e ti silurano, cioè, non c’è stoooria, finito, eliminato, hai perso, perdi dignità, l’autostima ti va sotto le scarpe, poi per rimetterti in carreggiata c’è da fare un lavoraccio, bisogna ripartire da zero, tutto quello che hai conquistato va in malora, perso, hai perso e ti sei perso e ora che ti ritrovi intanto il mercato è andato avanti, va avanti, non ti aspetta, il mercato è sempre on, in progressione continua, sei tu che devi seguire lui, se gli sei fedele ti ricompensa, obbiettivi, prémi raggiunti, realizzazione dei sogni, una bella macchina, poi due, tre, poi cosa fai, non te lo fai il villino?, poi tutta una serie di altre cose che son’ ‘na figata, insomma, sennò cosa lo fai a fare se non sei un vincente, se non vuoi essere un vincente te lo diciamo subito amico, quella lì è la porta, è la porta di chi non è intraprendente, di chi non ha le palle, i coglioni per le grandi sfide della vita, e se non ci riesci, figlio mio, be’, allora vuol dire che non c’eri tagliato, perché io lo vedo subito quando uno è una promessa o è un brocco, come lì Douglas, lui lo vede subito che Martin Sheen è un vincente, che è lì per vincere, gli da la sua chance e il signor Gekko non rimane deluso, gli permette di far carriera, alla graaande, sempre al top, sempre più su, alle stelle e poi oltre, un mondo, un impero da costruire, e ce ne vogliono due grandi così per governarlo, amministrarlo come un vero re, perché il re deve essere generoso solo quando sa che gli torna indietro molto più di quanto a speso in partenza, sennò, ciccio, col cazzo che ripooorti la pagnottona a casa, ti riporti la pagnottina misera, e una volta che è piccola inizia che prima ti prendono per culo, poi pian piano sei sulla bocca di tutti, si coalizzano contro te perché sanno che l’immagine vale più della tua stessa vita, ti sputtani, perdi credibilità, smarrisci l’affidabilità, e una volta che tutta la piazza sa come stanno le cose sul tuo conto, be’, puoi dire addio a tutto, i sogni, la casa, IL LAVORO, diopò’, quindi non lo consiglio a nessuno…



D.(sta singhiozzando, audio è confuso: - No, io non volevo, mio dio, ora come faccio, hey, ti porto all’ospedale… cazzo, sta sanguinando gli ho fracassato la test… (rumore bianco).

 
Più o meno va a finire così per tutti.
Ci vediamo settimana prossima.
A presto.

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