lunedì 22 ottobre 2012

IL TUO SALOTTO E' UNA FABBRICA, E IL PRODOTTO SEI TU




Mi rode il culo, perché non…

Non si può parlare.

La priorità?

Importare la propria merce altrove.

No?

Dice così il giornale: “Per combattere la crisi bisogna esportare”.


Per combattere la crisi devi annientare le parti bacate del tuo cervello.

Quando Ray Kurzveil metterà a punto nano robot portatori di femto napalm, a questi signori basterà applicarsi un piccolo foro nel cranio – tipo “π Teorema del delirio” - introdurvi robottini, e questi faranno un piccolo falò correggendo le parti malate.


Mi rode il culo - con piacere - perché presto non ci sarà più nessun organo di nostra proprietà; il solo fatto di baciare l’illusione di possedere qualcosa - e arrivare al punto da prendersi la briga di “farsela rodere” - è appagante.

Dovevo dire qualcosa ma non era chiaro – come sempre.

Stavolta era meno chiaro del solito- eppure sentivo di dover scrivere, tanto quanto le altre volte che ho scritto – e probabilmente mi sono anche scordato, come una chitarra in marmorea caduta sul pavimento, del poco che avevo chiaro.

Impegnarsi, per me, è difficile.

Non credo in niente – anche se credo a tutto – , apparentemente non ho motori che mi spingano a desiderare, di conseguenza ad agire.

Sto fermo.

Mi sento bloccato dall’handicap auto inflittomi col potere della mente.


Oh, cervello, supremo strumento di demolizione.

Da demolire.


Quella noce scoppiettante installata dentro al cranio crea tutto, può tutto, è il tutto – che è niente - e sebbene ‘ste minchiate le si conoscono non si riesce a decifrarle fino in fondo, e farle nostre (cioè padroneggiarle), per poter trovare una via d’uscita.


TROVARE UNA VIA D’USCITA… se ci interessa davvero, smettere di brancolare nel buio.


Fa ridere, come ridiamo quando non ridiamo al cospetto delle sciagure dateci in pasto dai media.

Fa piangere, quando ci commuoviamo senza provare sentimenti, senza sapere cosa ci faccia sprofondare in una condizione di tristezza.

Fa riflettere, quando vedi che ti guardi allo specchio, scrutandoti cogli occhi posti tra un lobo temporale e l’altro.

Fa esitare, quanto eravamo in cerca di libertà; siamo in cerca di ordine, seppure una parte della Mente Collettiva sia alla ricerca della non ricerca; è per via di questa libertà o quell’altra schiavitù.

Non c’e differenza.

Onestamente, vi siete mai chiesti: “Cosa sono, io?”.

Il solo atto di porsi questa domanda (“fare ricerche”; “essere esegetici”) porta a uno stadio di consapevolezza tale da innalzarti – sì, anche intellettualmente – al di sopra della monocromatica prospettiva esistenziale alla quale ci hanno/ci siamo educati.

Vedere oltre le ridotte capacità visive di un miope, il quale non sa di possedere ben altri occhi oltre le gelatine colorate incastonate sotto la fronte.

Il vero vedere passa attraverso gli occhi interiori.


L’Arena di Verona, giornale dei giornali.

Lo sfoglio perché mi annoio.

Lo guardo perché non voglio vedere.

Lo cerco perché sono amorevolmente masochista.



Le prime pagine (21, per l’esattezza) trattano di argomenti variopinti e innovativi come la crisi, la crisi di ogni settore economico, la crisi della vita privata dei cittadini, insomma, la Crisi, tipo un 22enne che ha accoltellato la ex perché non gli andava giù che lei avesse aperto gli occhi – da qualche tempo si era resa conto di fare coppia fissa con una testa di cazzo [oltretutto potenzialmente pericolosa].

Non c’è da preoccuparsi: la madre dell’assassino dichiara: - Giornali e telegiornali dipingono mio figlio come un killer. Noi siamo una famiglia perbene.

Una famiglia perbene che ha saputo donare al figlio un ottima mira, tanto che delle 18 sferzate ne sono andate a segno 18 (18/18!!!).


Trascorso il periodo di detenzione, che contribuirà sicuramente a far diventare il ragazzo ancora più perbene – si sa, il carcere tira fuori il lato migliore di ognuno – l’esercito italiano avrà a disposizione un altro formidabile cecchino, ed egli si batterà con onore per esportare la democrazia (l’avevano detto che l’esportazione combatterà la crisi!) nei paesi orientali che preferiscono avere la dittatura che hanno sempre avuto, piuttosto che averne un'altra targata Eurasia.


Se le prime pagine di crisi, cronaca&sciagure erano “soltanto” 21, passiamo ora al VERO caposaldo dell’Arena – come d'altronde di ogni giornale popolare atto a creare consenso tramite propaganda occulta (niente messaggi subliminali: solo intrattenimento, distrazioni, macabri svaghi).


LO SPORT: 34 PAGINEEE!!!

Praticamente una Gazzetta travestita da quotidiano d’attualità!


Ben TREN-TA-QUATTT-TRRRO pagine dedicate a omini che corrono dietro la palla, persone in bici che cercano di sorpassare persone in bicicletta, donne che si sforzano per correre più veloci di altre donne impegnate nel medesimo atto che ce la mettono tutta per arrivare a un punto stabilito.

Questi sono i nostri principali interessi: gente che corre dietro qualcosa.

Che stiano scappando da sé stessi?

Ecco: ci piace vedere la gente che scappa da sé stessa, così possiamo smettere di vederci scappare da noi stessi.

Una tragedia postmoderna che ha qualcosa di divertente.

Cosa?

Una sorveglianza mentale indiretta.

Fino a pochi anni fa, se non facevi quello che ti era richiesto tiravano fuori il bastone.

Adesso ti danno in mano un telecomando che puoi usare solo, esclusivamente come dici tu.

SEI LIBERO!!!


Infine la 3° parte dell’Arena:



ARTE E CULTURA.

6 pagine.

6.

Nulla da aggiungere.


Non serve a un cazzo, leggere mille libri l’anno per fare il saccente con gli amici, oppure andare a duecento mostre per stare un ora e mezza a reggerti la guancia col pollice e l’indice a braccia conserte.


Di per sé, la cultura è fuffa.

Ma che ci piaccia o no, è evidente che ora come ora la cultura è l’unico trampolino capace di catapultarci oltre le solite piattezze del quotidiano, fino a raggiungere una maggiore consapevolezza.


La cultura va sublimata… se però non passi mai per la sua strada, puoi tranquillamente andare a farti vaccinare, farti installare il microchip di identificazione, e aspettare che finisca la giornata, così, magari, domani sarà migliore – come ti hanno insegnato a “sperare”, e come speri da quando ti hanno castrato, giorno dopo giorno.



La colpa è della crisi. Certo.

Io ci credo, e tu?

Devi crederci; se non ci credi, finisci col porti domande.


E non c’è cosa peggiore che pensare.

Lascia che i politici lo facciano per te, cazzo, ci sono loro apposta.

Risparmierai un sacco di grane e di tempo che potrai sicuramente utilizzare meglio, magari passando un paio d’ore in più di fronte alla tv.


Non è fantastico essere liberi in una democrazia oligarchica, dove ognuno è monarca di sé stesso?

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